Corbion: il leader mondiale nella produzione di acido lattico scommette sul bio

da Chiara Mariani
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Nell’ambito delle attività promozionali di EFIB (The European Forum for Industrial Biotechnology and the Bioeconomy) che terrà la sua prossima edizione il 27-29 Ottobre 2015 a Bruxelles, è stata pubblicata un’intervista a Tjerk De Ruiter, Amministratore delegato di Corbion di cui pubblichiamo un estratto.

Il testo completo dell’intervista, in inglese, è disponibile cliccando qui

 

 

Corbion è un’azienda olandese leader mondiale nella produzione di acido lattico e suoi derivati e uno dei maggiori produttori di miscele funzionali a base di enzimi, emulsionanti, minerali e vitamine, con un fatturato di 770 milioni di euro e circa 1.800 dipendenti.

 

Corbion ha recentemente annunciato una svolta strategica, con una maggiore focalizzazione sui prodotti derivati da biomassa. Può spiegarci le motivazioni alla base di questa scelta?

 

La nostra strategia si basa sulla diversificazione dei mercati e questo riguarda anche i prodotti bio-based e gli additivi alimentari. Intendiamo sviluppare la nostra molecola di acido lattico e la nostra piattaforma produttiva in nuove aree, come la produzione di PLA per bio-plastiche, e l’acido succinico prodotto dalla nostra joint venture con BASF. Oltre alle iniziative sui bio-polimeri, stiamo investendo nella nostra tecnologia innovativa  di fermentazione basata su biomasse sia di prima che di seconda generazione. Nella filiera del PLA è nostra intenzione passare dall’essere solo fornitori di lattide a divenire produttori di PLA: abbiamo già contratti per circa un terzo della futura produzione dell’impianto da 75 mila tonnellate che stiamo progettando.

 

Avete già definito dove e quando sarà realizzato?

 

Siamo ancora in una fase di pre-ingegnerizzazione: avremo le idee più chiare una volta finiti i progetti dei flussi produttivi e dell’impianto.

 

Molte aziende guardano fuori dall’Europa per questo tipo di investimenti: cosa pensate che possa essere fatto per rendere il nostro continente più attraente?

 

Le autorità europee dovrebbero agire con grande decisione su tre differenti parti della filiera. Innanzitutto garantire un’adeguata fornitura di biomassa che possa essere trasformata in biomateriali. Ad oggi non ci muoviamo in un mercato con pari opportunità: l’attuale politica Agricola europea rende lo zucchero più caro che all’estero, e gli incentivi all’uso della biomassa per la produzione di energia non aiutano lo sviluppo di utilizzi a maggiore valore aggiunto. In secondo luogo serve una chiara politica a supporto delle bio-raffinerie. Infine serve aiutare la crescita dei mercati per le bio-plastiche, lavorando anche sulla sensibilizzazione dei consumatori. L’Unione Europa dovrebbe assumere dei provvedimenti che favoriscano le bio-plastiche per quelle applicazioni dove il loro uso presenta degli evidenti vantaggi.

 

Dove vede le maggiori opportunità per i prodotti bio-based in Europa?

 

All’inizio l’attenzione si è concentrata sui bio-carburanti ma col progresso scientifico e tecnologico anche i bio-polimeri presentano delle opportunità molto interessanti. Tradizionalmente queste si associano al packaging, ma con lo sviluppo delle tecnologie credo che vedremo una rapida penetrazione delle bio-plastiche anche in segmenti come l’elettronica, gli elettrodomestici e l’auto.

 

Un punto fondamentale è l’accorciamento dei tempi di sviluppo dei prodotti bio-based: cosa serve alle imprese europee per raggiungere questo obiettivo?

 

Il processo di sviluppo di prodotti bio-based, come qualsiasi nuova tecnologia, richiede un investimento notevole in capitale e tempi lunghi prima di arrivare al mercato. Occorre superare questi ostacoli, ad esempio attraverso line di sviluppo parallele basate su piattaforme che permetterebbero di massimizzare il ritorno sugli investimenti consentendo lo sviluppo contemporaneo di più linee di prodotto.